Un sabato pomeriggio con Piranesi

Tra chiacchiere d’arte e incisioni vertiginose

La chiesa di Santa Marta, nascosta nel centro storico di Intra, è la splendida cornice che ha ospitato, in mostra dal 30 aprile al 29 maggio, Le carceri d’ invenzione di Giovan Battista Piranesi. Figura d’artista, esperto incisore e acquafortista del Settecento, il veneziano ha esercitato un’influenza e una fascinazione tali da recare vivo spunto di riflessione ancora oggi.


Nel caldo pomeriggio di sabato 28 maggio ha avuto luogo l’interessante e coinvolgente finissage tenuto da alcuni studenti della 4A del Liceo Classico Cavalieri, Alessio Baldi, Nila Boisson, Gaia Racchelli, Francesca Riassetto e Valentina Tosco, coordinati da Gabriella Prandi, professoressa di storia dell’arte. I ragazzi hanno dato vita ad una conversazione illuminata, degna conclusione dell’esperienza condotta nel corso delle precedenti settimane durante le quali si erano calati nei panni di guide per fornire, ai visitatori della mostra, accurate spiegazioni sulle sedici tavole esposte.  Spiegazioni che, come ribadito anche dal gruppo stesso, spesso e volentieri si sono trasformate in vere e proprie conversazioni d’arte e in stimolanti e vivaci confronti, come quello proposto per l’occasione, da cui sono nate ulteriori considerazioni e scambi di
battute anche tra il pubblico presente. 

Un clima conviviale ed estremamente piacevole ha dunque permesso ai giovani interlocutori di raccontare la storia personale e artistica di Piranesi, i soggetti delle lastre, la tecnica impiegata e la recente e inedita ricerca dedicata alle iscrizioni latine presenti nelle incisioni che conferisce sicuramente un valore aggiunto all’intero evento.  Nel corso della chiacchierata, inoltre, è emerso come, in realtà, Piranesi avesse già pubblicato, nel 1745, una precedente edizione delle Carceri, ben diversa da quella esposta, realizzata oltre quindici anni dopo. In questa seconda edizione Piranesi ha arricchito le gradazioni chiaroscurali, aggiunto nuovi elementi nella composizione e creato uno straordinario effetto di dilatazione dello spazio architettonico; tutti questi dettagli naturalmente descritti in modo minuzioso dai relatori.

Infine il dibattito, entrato nel vivo, ha portato alla luce una straordinaria considerazione: il visionario Piranesi è partito dall’architettura romana per costruire un dialogo continuo con lo spazio esterno, nonostante di quella grande architettura egli abbia rappresentato soltanto un presente di rovine. Ma per Piranesi il futuro non poteva essere né rovina né il nulla, dunque ha creato un proprio mondo alternativo, visto dall’interno e dal sottosuolo. Insomma, da una simile breve conversazione sono emersi tanti spunti interessanti divulgati con ammirevole efficacia che hanno generato nell’intero pubblico, nessuno escluso, una vertigine quasi maggiore di quella provata guardando le tavole del Piranesi.

Anna Gabriele e Maggie Francesca Pagani

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