Baskin, lo sport che ci unisce
Ci siamo recati in palestra ad intervistare i protagonisti e alla fine abbiamo giocato anche noi; vi raccontiamo di cosa si tratta
Recentemente si sta parlando sempre di più di Baskin, una nuova frontiera nel campo dello sport inclusivo. Nato nel 2003 a Cremona, aveva inizialmente lo scopo di coinvolgere ragazzi con vari livelli di abilità assieme ai loro coetanei cosiddetti “normodotati” nella pratica di sport decisamente poco inclusivi. Con la collaborazione di insegnanti di scienze motorie, genitori e l’istituto scolastico è stato reso possibile realizzare un nuova disciplina; chiunque può partecipare, di qualsiasi genere ed età, senza discriminazioni e in un clima accogliente e coinvolgente. La nostra Dirigente ha voluto fortemente l’introduzione di questa attività sportiva per tutti gli studenti, con l’obiettivo che essa si annoveri tra i progetti caratterizzanti della scuola.
Ma cosa ne pensano veramente i protagonisti del nostro articolo? Che cosa si prova a giocare a Baskin? Abbiamo assistito e partecipato ad uno dei loro allenamenti e ne abbiamo approfittato per porre qualche domanda ad allenatori, professori e giovani atleti: i primi a rispondere sono stati gli studenti e le studentesse: riportiamo alcuni stralci delle loro risposte:
Samuele: cosa ti ha spinto a iscriverti, ti diverti?
Lorenzo: molto, mi sto divertendo perché è uno sport bellissimo che mi piace e mi sono iscritto perché sapevo di trovare i miei compagni; amo il baskin perché praticando questo sport mi sono finalmente disintossicato dai videogiochi.
Anche Yuri ci ha comunicato la sua soddisfazione ogni volta che segna a canestro; ha inoltre incontrato nuovi amici quindi continuerà a venire a scuola per giocare.
S.: come affronti le vittorie e le sconfitte?
Agata: è meglio se vinco, mi piace ma se perdo non fa niente, non mi arrabbio.
Lorenzo ribadisce che il divertimento non viene meno anche quando non vince.
Abbiamo rivolto anche qualche domanda a Fabio Marzorati, il loro allenatore:
S.: cosa l’ha spinta ad essere un allenatore di Baskin?
Fabio M.: nasco come allenatore di basket, poi sono passato al baskin perché c’erano dei ragazzi che conoscevo, i quali pur essendo appassionati di questo sport, non avevano spazio per giocare. Questo perché basta essere non eccezionalmente bravi, con difficoltà motorie o diverse abilità per non essere accettati in una squadra di basket. Allora ho scoperto il Baskin, l’ho portato ad Omegna dove abbiamo cominciato questo progetto nove anni fa. Nel Baskin c’è spazio per tutti, a qualunque livello. Il gioco dei ruoli aiuta ad essere comunque in grado di dare il proprio contributo e di esprimersi a prescindere dalle proprie potenzialità.
È lo sport che si adatta alle persone, non queste che si devono adattare al regolamento.
Alessia, l’altra giovane allenatrice ci racconta invece che si è avvicinata a questo sport perché ha un fratello più piccolo autistico che ha iniziato prima cinque anni fa: lei giocava già a pallavolo e ha voluto provare, appassionandosi.
Oltre all’allenatore Fabio, una delle colonne portanti di questo progetto è indubbiamente la Professoressa Valeri, la quale ci ha invitato ad osservare e cimentarsi in uno dei loro allenamenti. Tra un tiro a canestro e qualche bel passaggio, abbiamo avuto la possibilità di porgerle qualche domanda
S.: perché è importante parlare di questo sport?
Prof Valeri: ho scoperto questo sport casualmente, incontrando il coach Fabio ad un incontro di LetterAltura dello scorso anno. Mi ha invitato a una partita e sono rimasta folgorata, mi ha affascinato tantissimo. Sono una delle referenti dell’Istituto per l’inclusione e ho subito pensato che questa iniziativa sarebbe dovuta essere portata nella scuola; inoltre, visto che anche il coach Fabio avrebbe voluto far partire un’esperienza in una scuola del VCO ci siamo proprio incontrati a metà strada. Penso che sia importante far conoscere questo sport ad un maggior numero di persone, perché come avete visto anche voi, vedere una partita ed iniziare a giocare ti fa divertire tantissimo, ti fa stare in mezzo agli altri.
S.: lei si allena con loro? S.: qual è la cosa che la diverte di più?
Prof V: Sì, mi alleno con loro e mi diverto molto, anche se non so giocare ma ancor di più mi diverte rubare la palla ai ragazzi più giovani. Infine, trovo gratificante il fatto che usciti da questi allenamenti siamo tutti felici, dal primo all’ultimo, dal più grande al più piccolo.
Non c’è differenza, siamo tutti uguali nel sentirci bene.
Sofia Beltrami, 5B liceo classico, Samuele De Martiis, 5B Scienze Umane, fotografie di Desiré Gagliardi